Ragazza senza prefazione: il disagio della seconda adolescenza

Ragazza senza prefazione, Luca Tosi
(Terrarossa, 2022)

Ragazza-senza-prefazione-Luca-TosiLibro d’esordio di Luca Tosi, Ragazza senza prefazione racconta con sincerità, a tratti con umorismo e a tratti con amarezza, le difficoltà del periodo dei mid-twenties per i ragazzi di oggi, una seconda adolescenza di cui pochi parlano, ma che affligge la maggior parte dei millenials dopo il conseguimento della laurea. Il passaggio dagli studi al mondo del lavoro è traumatizzante per molti, una fase di transizione per la quale nessuno può essere mai abbastanza pronto.

Marcello Travaglini ha 27 anni ed è disoccupato per scelta: dopo aver lavorato con insofferenza in uno zuccherificio, ha lasciato il posto per svolgere un master a Padova in Business & Management, con lo scopo sotteso di ritardare ancora la ricerca del lavoro a dopo l’università, ma adesso che è tornato a casa non dimostra alcuna intraprendenza o volontà di costruirsi una carriera. Passa le sue giornate a casa, in uno stato di paralisi mentale, nello stress che consegue il tornare a vivere con i propri genitori.

Le passeggiate quotidiane nel borgo di Santarcangelo sono la sua ora d’aria, un momento di pausa dall’atmosfera tesa di casa, dove suo padre gli propone continuamente dei lavori che non gli interessano e lo denigra per non cercare attivamente un impiego. Salvo dalle pressioni sociali ed economiche della sua famiglia, mentre cammina per le strade che conosce a memoria rimugina su quale siano le cause dei suoi problemi, come per giustificare a se stesso o a un pubblico immaginario la situazione in cui si trova. La narrazione segue il flusso delle associazioni tra i suoi pensieri, e sebbene abbiano un ordine apparentemente casuale, tornano spesso in un unico punto, un’unica giornata: quella dell’appuntamento che ha avuto tempo prima con l’unica ragazza che ha amato.

In prima persona, con un linguaggio parlato e una simpatica cadenza romagnola, Marcello passa in rassegna fin nei minimi dettagli i suoi ricordi di quell’uscita. Ricorda tutto di quel giorno: il suo profumo, il colore dei suoi vestiti, il modo in cui cammina. Le parole che si sono detti. E anche le cose che non sono successe, le cose che avrebbe potuto dire, le cose che Lei invece non ha fatto.

La chiama Lei con la maiuscola, e questo è già indice della sua idealizzazione. Forse ciò che ama non è la persona in sé, con la sua identità a sé stante, le sue contraddizioni e sfaccettature, ma l’idea di lei, l’idea che possa salvarlo dai suoi problemi, che possa essere la sola soluzione possibile, la sua ragione di vita.

Il suo rifiuto in qualche modo gli fa comodo, perché lo deresponsabilizza dal suo futuro. Considerarlo l’unico motivo della sua attuale infelicità è una semplificazione estrema, grazie alla quale può puntare il dito sulla causa di tutti i suoi mali, anziché ponderare razionalmente cos’è risolvibile e come farlo, come può apportare dei cambiamenti e su cosa può lavorare per costruirsi una vita. Lei lo ha abbandonato, quindi lui può abbandonarsi.

Il romanzo di Luca Tosi pone i riflettori, seppur con leggerezza e ilarità, su un momento delicato e di estrema fragilità del percorso di un individuo, su una crisi d’identità e perdita del compasso tra le aspettative della società, la pressione fiscale e le prospettive ristrette del futuro lavorativo. Un momento d’incertezza in cui ognuno di noi è solo.

Mentre Marcello guida per tornare a casa, con Lei nel sedile del passeggero, per lasciarsi alle spalle per sempre la sua casa da fuorisede a Padova, nessuno è testimone del suo vuoto interiore a parte se stesso. Vorrebbe che Lei se ne accorgesse, che intervenisse per guidare al posto suo, concedendogli così un momento di riposo e conforto. Ma lei non vuole sostituirsi alla guida, nonostante lui lo chieda più volte, non può farlo. È un viaggio che deve portare avanti da solo, senza l’aiuto di nessuno.

Ragazza senza prefazione è un romanzo sincero e attuale: riesce a parlare a molti ragazzi di oggi che faticano a trovare un loro posto nel mondo post-pandemico, senza la pretesa di suggerire soluzioni, fare la predica o prendersi troppo sul serio (proprio come fa il suo protagonista). Il che può essere anche un difetto, perché la narrazione non si spinge mai nella profondità del fenomeno che racconta. Le azioni e i pensieri di Marcello sono descritti nella loro semplicità, al contempo generando, forse proprio per questo, una sensazione di familiarità, come se stessimo bevendo una birra insieme a lui, in un locale di Santarcangelo, mentre si sfoga confidandoci la sua storia.

Davide Lunerti

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