SOS, parole da salvare

Senza parole, Massimo Arcangeli
(Il Saggiatore, 2020)

coverDa tempo siamo testimoni di appelli sempre più pressanti e perfino drammatici. La lingua italiana è in pericolo, ci dicono. Le nuove generazioni conoscono e utilizzano sempre meno parole, il nostro lessico si è impoverito, trent’anni fa avevamo un eloquio migliore, più ricco. Insomma, si stava meglio quando si stava peggio.
In questa sede non esprimerò alcuna opinione sul tema. Non ho infatti le competenze per valutare quanto si sia impoverita la nostra lingua, né se si sia effettivamente impoverita.

Per questo Senza parole ha attirato la mia attenzione. Ero curiosa di scoprire quali parole, secondo l’opinione dell’autore, sono a rischio estinzione e meritano di essere salvate. Le 50 parole “rispolverate” da Arcangeli, prima di essere analizzate, rinnovate e spiegate sono state sottoposte, nel 2011 e nel 2019, a un campione di studenti universitari.
Il compito era semplice, almeno in apparenza: di ogni parola dovevano essere indicati uno o più sinonimi, e il termine doveva essere utilizzato all’interno di una frase.

Il test, che comprendeva aggettivi, verbi e sostantivi come apodittico, esiziale, reprobo, tergiversareha dato un esito sorprendente: in alcuni casi, addirittura, gli studenti non sono stati in grado di fornire un sinonimo – ma spezzo una lancia a loro favore, poiché neppure io avrei saputo dire quale fossero il significato e i sinonimi di apodittico (se ve lo state chiedendo, sono “Inconfutabile, irrefutabile, incontrovertibile, indiscutibile, indubitabile, innegabile, inoppugnabile, irrecusabile” [p. 33])!
In altri casi sono rimasta a bocca aperta: mi sembrava impossibile che qualcuno – e parliamo di studenti universitari, non di persone escluse, per un motivo o per l’altro, dalla cultura e dalla ricchezza lessicale – non conoscesse il termine tergiversare, o che confondesse afflizione affissione.

Il libro è strutturato con intelligenza. È suddiviso in 50 capitoli, e ognuno di questi è dedicato a uno dei cinquanta termini da salvare – scelti tramite un sondaggio [p. 15].
Di ogni termine l’autore ricostruisce l’etimologia e i diversi significati assunti nel corso del tempo, fornisce eventuali sinonimi e ha persino cura di suddividerli dal meno al più adatto: così afflizione si situa tra la lieve tristezza e l’intenso strazio. Ci insegna, quindi, a valutare non soltanto il significato di un termine – sia esso un aggettivo, un verbo o un nome – ma anche la sua portata.

L’accuratezza e la Storia vanno di pari passo con l’ironia. Ben presto il lettore viene coinvolto e divertito dalle gaffe delle povere cavie, capaci di qui pro quo veramente incredibili, e continua a leggere voracemente, impaziente di assistere a nuovi orrori.
Personalmente, ammetto che la frase «Mi adepto ad ogni situazione» [p. 22] è andata a occupare un posto speciale nel mio cuore.

Eppure, Arcangeli non ha approfittato di questa miniera di errori ridicoli e madornali. Avrebbe potuto schernire pubblicamente questi studenti, esacerbare stupore e indignazione, scagliare strali contro questa gioventù moderna, irrimediabilmente compromessa dai social e dalla TV, ma non l’ha fatto.
È stato corretto ed equilibrato, e di questo lo ringrazio.

Il generale senso di leggerezza trasmesso dall’opera è accentuato dalla scelta dell’autore di inserire un ricco apparato iconografico: quadri, fotografie e graffiti accompagnano e arricchiscono il testo, avvicinano il lettore ai termini più astrusi, e sono soprattutto accompagnati da didascalie e da descrizioni ricche di humour. Arcangeli si pone con cordialità, non bacchetta i suoi indisciplinati studenti. Non si siede in cattedra, ma accanto al lettore, instaura una relazione da pari a pari.

In sintesi, oserei dire che Senza parole è un saggio pop. Si tratta di un termine ormai abusato, me ne rendo conto, ma credo che in questo caso sia appropriato. Arcangeli tratta la grammatica, una materia che sa essere veramente pesante, con una levità, una modernità, una simpatia encomiabile.
Inoltre è un’occasione per mettere alla prova le proprie conoscenze: per conto mio, dico solo che tutta la mia famiglia ha giocato a trovare significati e sinonimi di questi termini da salvare (tranne sollucchero, su cui abbiamo fatto una deplorevole scena muta).

Sonia Aggio

Lascia un commento