“Gli azzardi del corpo” spiegati in sei racconti

Gli azzardi del corpo, María Ospina Pizano
(Edicola Ediciones,
2020 – trad. A. Sbardella)


Azzardi_COVERUna ex guerrigliera costretta ad adeguarsi al mondo civile, sua sorella che fa la domestica in una famiglia ricca e inaccessibile, una scrittrice in fuga dagli Stati Uniti ossessionata dalle studentesse di un collegio religioso; e poi ancora una donna in lotta con le pulci che devastano il suo corpo, una chirurga di bambole antiche e un’anziana vedova che colleziona forbicine e ha per confidente la sua estetista.

Queste le protagoniste de Gli azzardi del corpo, la prima raccolta di racconti della colombiana María Ospina Pizano, già pubblicata in Colombia, in Cile e negli Stati Uniti e ora tradotta in italiano da Amaranta Sbardella per Edicola Ediciones. I sei racconti che compongono la raccolta hanno per filo conduttore i corpi delle loro protagoniste, corpi che spesso faticano a trovare una collocazione in una Bogotà che non sembra fatta su misura per loro e che anzi le respinge, le forza a comprimersi e a mutilarsi per adattarsi al mondo.

È il caso di Marcela, l’ex guerrigliera Policarpa, che nel racconto omonimo vede la sua esperienza unica e sfaccettata ridursi a uno stereotipo tra le mani impietose di un’editor pronta a trasformarla in un caso editoriale, mentre sul luogo di lavoro le proibiscono di far cenno al suo passato, definito una peripezia. Il destino di respinta spetta anche ad Aurora, la protagonista di Salvezza di signorine, che si tormenta nel pensare alle vite rigide e controllate delle educande del collegio di fronte a casa sua e prova a stabilire un legame con una di loro nella speranza di salvarla o più probabilmente di salvare se stessa tramite lei.

La sofferta ricerca di una sorellanza è un tema portante della raccolta: ogni protagonista ha almeno un’altra donna con cui interfacciarsi e con cui spesso la comunicazione è impossibile, filtrata da differenze di età e condizione sociale – come per Zenaida e Isabella, protagoniste di Occasioneo da esperienze di vita agli antipodi. Se da un lato il messaggio che trapela sottilmente sembra essere che le donne non devono essere necessariamente alleate, e che ognuna combatte la sua battaglia da sola, d’altra parte i personaggi de Gli azzardi del corpo si comportano come un coro o un corpo di ballo, ognuna con la sua personale parte da recitare, ma indispensabili l’una all’altra nel quadro complessivo.

Nelle trame di María Ospina Pizano gli oggetti assumono spesso dei significati metaforici e ossessionano i personaggi fino al confine con la follia: così in Collateral beauty il nucleo narrativo si dipana intorno a delle antiche bambole rotte da riparare e al misterioso fascino che esercitano su chiunque ne entri in possesso; mentre in Gli azzardi del corpo, che da il titolo alla raccolta, la protagonista colleziona forbicine in memoria del marito morto e alla ricerca di una strana redenzione:

Non solo: condivideva l’opinione, piuttosto diffusa, secondo cui una persona dovesse esprimere il proprio malessere, e non mandarlo giù in silenzio. […] Negli anni aveva fatto ricorso a tante immagini per figurarsi una simile idea, eppure soltanto adesso aveva trovato un oggetto che desse corpo alla sua convinzione. “Quando mi viene il nervoso per qualcuno o qualcosa, mi basta infilare la mano nella borsetta, prendere le forbici e tagliare l’aria. E così mi immagino di tagliare il problema, e che sto tagliuzzando anche la persona che mi ha fatto arrabbiare.” [p. 121]

La prosa è evocativa: i particolari concreti, legati alla sfera corporea,  creano una costellazione di rimandi e allegorie e compongono l’immagine di una Bogotà multiforme e labirintica, in cui è facile perdersi e non ritrovarsi più. È particolarmente piacevole leggere, nel 2020, la scena di un’estetista che fa la ceretta ad una donna anziana: non perché ci sia qualcosa di gradevole nel gesto in sé, ma perché è la prima volta che leggo un atto del genere raccontato con naturalezza e crudezza, senza nasconderne il dolore e la problematicità. In altri racconti, come in Fauna di ere, il realismo è offuscato e anche lo stile si fa più sperimentale, addentrandosi nella strana mente della protagonista.

L’opera prima di María Ospina Pizano è in conclusione un’opera consigliata a chi ama le atmosfere della letteratura sudamericana e a chi si chiede se la sorellanza è un obiettivo possibile o auspicabile.

Loreta Minutilli

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