Torna in libreria Amélie Nothomb con “Colpisci il tuo cuore”

Colpisci il tuo cuore – Amélie Nothomb
(Voland, 2018)

c2e09e8505b911ce72a638aa75ea8d81_w250_h_mw_mh_cs_cx_cyÈ nelle librerie dal primo marzo, s’intitola Colpisci il tuo cuore ed è il nuovo e sorprendente romanzo di Amélie Nothomb, nella traduzione italiana di Isabella Mattazzi. Una storia quasi tutta al femminile, incentrata sulla «archeologia della gelosia» e ambientata in una città non meglio nota della provincia francese.

Ad animarla fin dall’inizio il personaggio di Marie, una diciannovenne splendida e che prova piacere nel sentirsi piantati addosso gli sguardi invidiosi di chiunque altro. Convinta che il futuro le riservi un’esistenza straordinaria, la giovane si deve però ricredere quando al suo fidanzamento quasi per gioco con il bellissimo Olivier segue una gravidanza inaspettata.

Con l’arrivo della figlia Diane si rende conto di non essere più lei la figura femminile al centro dell’attenzione, bensì l’incantevole neonata. Questo la porta a ignorare la piccola, a privarla di ogni sguardo e a riprendersi lentamente dal concepimento, sotto gli occhi di un marito amorevole e incapace di percepire la gravità della situazione. Diane, dal canto proprio, intuisce il problema della madre e fin da subito prova a giustificare con se stessa l’apparente indifferenza della sua dea personale.

La teoria secondo cui la madre sarebbe irrimediabilmente gelosa della sua prole, ad ogni modo, viene smentita una prima volta alla nascita di Nicolas e specialmente con la venuta di Célia, che viene adorata da Marie in maniera morbosa e totalizzante fino a tutta l’adolescenza. Diane lotta con fatica per superare le ombre della sua infanzia e la sofferenza di un trattamento atipico riservato a quanto pare solo a lei, ma quantomeno la decisione di diventare un medico a seguito della morte dei nonni e di un incidente stradale potenzialmente pericoloso la assorbe totalmente, distraendola dal frustrante rapporto con la madre e facendole stringere all’università una profonda amicizia con l’insegnante di cardiologia.

Quest’ultima la invita spesso a pranzo e fra le due si crea una relazione sempre più simbiotica e di aiuto universitario reciproco, che stimola Diane a dare tutta sé stessa fino al momento in cui non scopre nella propria mentore una figura materna simile a quella incarnatada Marie. Lo stupore della studentessa segna un preciso punto di rottura nel romanzo, che tuttavia viene dilatato dall’autrice e portato fino alle estreme conseguenze: da un lato, la protagonista persevera nel non rimproverare niente all’amica e nell’assecondare le sue richieste e le sue scuse, dall’altro lato quest’ultima approfitta della propria posizione per fare carriera, per occuparsi sempre meno della figlioletta e per farsi bella agli occhi dell’élite accademica, arrivando a rubare a Diane i più brillanti passaggi della sua tesi di laurea pur di riutilizzarli.

All’interno di questo dramma senza tempo, menzione a parte meritano le figure maschili della storia, che nella famiglia di Marie sono poco carismatiche e attente ai bisogni di chi li circonda, nella vita di Diane addirittura assenti (se non per il fratello, il quale ha però un ruolo che poco o niente cambia le sorti della primogenita) e nel caso della sua docente canalizzate in un marito brillante dal punto di vista lavorativo, ma incapace di proferire parola nella vita quotidiana.

L’umorismo tipico della Nothomb, ora esilarante e ora ai limiti della crudeltà, tratteggia intanto ogni passaggio della vicenda fino ad alterarla, trasformando una potenziale tragedia familiare in una bomba che non esplode e un legame intergenerazionale nell’unico spiraglio da cui comprendere un matricidio imprevedibile. Ne risulta un intreccio articolato e spiazzante, che fa dei moti dell’animo meno nobili il proprio perno e che sovrappone tra loro diverse visioni distorte della maternità.

Punta di diamante della novità editoriale è un finale raro perfino per l’autrice, in cui le conseguenze del disprezzo e della cecità sono sì inevitabili, ma nel quale c’è spazio addirittura per il riscatto, per il ritrovamento di sé e di chi ha un ruolo sano nell’esistenza altrui, con una pennellata lunga nemmeno tre righe e che, insieme al resto dell’opera, conferma la scrittrice belga come una delle voci più eclettiche e di qualità del panorama internazionale contemporaneo.

(Eva Luna Mascolino)

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