Amici per paura – Ferruccio Parazzoli
(SEM – Società Editrice Milanese)
Raccontare della seconda guerra mondiale è sempre una sfida, considerando che molto si sa – o si crede di sapere al riguardo – e che i punti di vista con cui, prima o poi, si sono cimentati i propri potenziali lettori sono già innumerevoli. Nonostante questo, Ferruccio Parazzoli è riuscito millimetricamente nell’intento con il romanzo Amici per paura, edito dalla Società Editrice Milanese e attualmente in concorso per il Premio Strega 2017.
Le vicende sono quelle che coinvolgono dall’interno la capitale italiana nel 1943, scandite in quattro tempi narrativi e in 25 capitoli complessivi, e sono osservate da un narratore esterno onnisciente che segue la prospettiva di Francesco, un bambino per il quale “la guerra è una cosa da eroi immortali“.
Il piccolo, che vive in un casamento la guerra è una cosa da eroi immortali INCIS insieme alla famiglia, ha una visione curiosa della guerra, affascinato com’è da prospettive diverse e future, dai racconti dei personaggi che gli ruotano attorno e dai giochi che fa con i propri compagni, mentre la propaganda fascista e le diverse reazioni della popolazione lo circondano e popolano la realtà di contraddizioni e di episodi inaspettati.
La voce del narratore, consapevole e attenta, non si risparmia nelle descrizioni di certi bombardamenti, di un’Italia borghese che ha paura di reagire dicendo la propria, a maggior ragione perché nel conflitto non si sente realmente coinvolta in prima persona, e attraverso le cronache di un unico micro-nucleo si addentra in un’analisi discreta, eppure tagliente e profonda, dei meccanismi umani e collettivi che hanno guidato un’epoca.
Il punto di svolta, nell’opera, è costituito da una data specifica: il 19 luglio, momento in cui gli aerei nemici iniziano a sorvolare Roma e in cui Francesco si allontana dai volti di bambini e adulti già noti, dalle confessioni di alcuni e dalla ritrosia di altri, dallo zelo di certi lavoratori e dalle parole accese di certi conoscitori della situazione, per rifugiarsi al sicuro nella provincia di Macerata, dove la madre e la sorellina lo accompagnano e lo proteggono ancora una volta dalla crudeltà e dalla miseria degli eventi.
A nulla, però, possono questi intenti, nel momento in cui il rapporto con il viceparroco della canonica e le parole ascoltate in questa nuova terra, amica ed estranea a un tempo, lo convincono di una violenza, di un odio reciproco e di una bassezza di intenti e di azioni che il piccolo fino ad allora non aveva neanche minimamente concepito dentro di sé.
Ed è così che, nel giro di pochi anni e una volta tornato a Roma, Francesco osserva un altro ambiente, scopre nuovi significati dietro gesti che prima non gli comunicavano nulla, si trasforma da ingenuo spettatore ad attivo partecipante a un presente così rifiutato dal popolo e, infine, così risolutamente commentato da un vecchio bibliofilo che vive poco lontano da lui. È grazie a questo incontro che, finalmente, il protagonista decide di volere da grande dedicarsi alla scrittura, per descrivere con la propria penna quello che altri avevano taciuto, trasfigurato, rinnegato, e contemporaneamente per celebrare chi nel sacrificio aveva creduto, chi aveva condotto l’Italia alla liberazione con raro e prezioso entusiasmo.
Mentre Francesco ritrova i propri punti di riferimento, altrettanto fa il lettore, che dopo una serie di riflessioni e di quadri narrativi scanditi da uno stile asciutto, sebbene grondante di emotività laddove presente e di amarezza laddove non c’è spazio per i sentimenti, trova risposte e tasselli che combaciano fra loro, ricostruendo l’intreccio di una Storia non più solo personale, ma anche e soprattutto condivisa con un’intera nazione e ragionata lucidamente a posteriori in compagnia di quest’ultima nella sua interezza, nessuno escluso.
Eva Luna Mascolino
Volevo comprarlo e ora, avendo letto la tua recensione, ne sono ancora più convinta. E’ un genere che mi piace. Ho da poco letto e recensito “Evelina e le fate” che molti aspetti in comune con questo.
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Grazie per il feedback! Vale assolutamente la pena, poi facci sapere se lo leggi e se piace anche a te c:
Non ho presente “Evelina e le fate”, invece, ma ora rimedio perché mi hai incuriosito.
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