Josh Ewan, Vito Ricco
(Les Flâneurs Edizioni, 2018)
Dopo anni di silenzio e lontananza dalle scene, la rockstar Josh Ewan ha pubblicato un nuovo album. Il suo nuovo agente, Oliver, lo spinge a pubblicizzarlo, ma lui si rifiuta. È irremovibile. È convinto, anzi, certo di aver prodotto un album brutto, di un livello inferiore ai precedenti, che l’hanno reso uno dei cantanti più ricchi e celebri della sua epoca.
Pressato dal suo agente, Josh decide di svelargli la verità: è certo che il suo ultimo album sia orribile perché l’ha composto da solo. Le canzoni più vecchie, che hanno incantato intere generazioni, sono state prodotte con l’aiuto degli spiriti. Davanti all’attonito Oliver, la rockstar torna indietro con la memoria e comincia a raccontare la sua storia.
L’idea che sta alla base di Josh Ewan, dell’esordiente Vito Ricco, è senza dubbio innovativa. Il romanzo mescola musica e dolore, vita reale ed entità sovrannaturali. Dopo un prologo in terza persona, la storia ci viene raccontata da Josh stesso, in una lunga confessione che, se all’inizio si presenta come un romanzo di formazione, assume ben presto tinte cupe, quasi horror, fino al colpo di scena finale.
Il romanzo si rivela quindi un vero page-turner: il lettore è incapace di chiudere il libro, la curiosità lo spinge a proseguire, nonostante l’angoscia e la suspense, anche quando avverte l’incombere di un evento tragico.
Josh Ewan si ripropone di offrire un’alternativa alla letteratura preesistente, un nuovo modo di parlare della fama e della solitudine che essa comporta, ma lo stratagemma scelto dall’autore, l’esistenza di spiriti capaci di influenzare il nostro mondo, non è stata sfruttata pienamente.
I primi capitoli sollevano appena la questione, accennando ad alcune morti misteriose. La capacità di Josh di interagire con l’aldilà esplode all’improvviso, in poche pagine, e altrettanto velocemente viene accettata e assorbita dal protagonista.
La trama si velocizza, inanellando una serie di eventi sempre più spaventosi e drammatici, che si succedono tuttavia troppo in fretta perché il lettore possa assimilarli e metabolizzarli.
Di conseguenza, gli eventi tolgono spazio al resto: nello sforzo di riferire tutto ciò che accade, l’autore sacrifica la tematica della musica, cui vengono dedicate poche parole casuali, tralascia di descrivere un paesaggio controverso ed evocativo come l’America degli anni ’60-‘70 e, nel tentativo tuttavia ammirevole di chiudere tutte le sottotrame, inserisce elementi incongrui nella narrazione.
Ad esempio, mentre la vita del protagonista si avvia verso la catastrofe, Josh annuncia di aver trovato un ritaglio di giornale che lo avvisa della morte di altre persone a lui care. Un accenno di poche righe che lascia nel lettore più domande che risposte: si tratta dell’intervento degli spiriti? Chi ha inviato il ritaglio? Qualcuno conosce il segreto del cantante?
Va inoltre sottolineata la presenza di alcuni errori di battitura (il nome Michael si trasforma ripetutamente in Micheal), ovviamente non imputabili all’autore.
L’idea iniziale è molto buona, ed è condotta con coerenza dall’inizio alla fine. Non mancano colpi di scena, e l’autore ha dimostrato di saper controllare la trama. Se ci sono degli elementi più deboli, in particolare la caratterizzazione dei personaggi e dell’ambiente circostante, occorre ricordare che si tratta dopotutto di un’opera prima.
Il romanzo si legge comunque con piacere, e l’autore ha dimostrato di avere un grande potenziale.
Sonia Aggio