Una ballata senza nome per la Grande Guerra

Ballata senza nome, Massimo Bubola
(Frassinelli, 2017)

28 ottobre 1921. Basilica di Aquileia. Una donna vestita di nero. Si chiama Maria Bergamas, viene da Gradisca d’Isonzo; suo figlio, disertore dell’esercito austroungarico, è morto in guerra, il suo corpo non è stato ritrovato. Il compito di Maria è scegliere, tra le salme di undici soldati non identificati, il Milite Ignoto che verrà condotto a Roma e sepolto presso l’Altare della Patria.

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A quasi un secolo di distanza, Massimo Bubola racconta così le atrocità della Grande Guerra, per restituire un nome e una dignità a tutti i Militi Ignoti italiani. Il dolore per la morte del figlio fa sì che Maria Bergamas sia in grado di percepire le voci dei morti. La donna instaura così un dialogo con le salme presenti nella basilica. Lei è la Madre per eccellenza, piena di compassione e dolore, che accoglie il figlio – ogni figlio – in una Pietà moderna.

Come si evince dal titolo, l’autore riserva un’attenzione particolare alla musica, alle sonorità. Tutto il libro è ricco di riferimenti a suoni e rumori, parti di una musica che accompagna la narrazione dalla prima all’ultima pagina.Ogni testimonianza – ogni capitolo – si apre poi con una canzone, di Fabrizio de André o Bubola stesso, che anticipa lo stile e le tematiche della stessa.

Ogni soldato racconta la propria storia, le circostanze della propria morte, con uno stile peculiare che rende ogni voce diversa dalle altre. Si tratta di vicende sì poetiche, ma verosimili: la preparazione dell’autore emerge chiaramente, spesso sotto forma di accenni e immagini, e dà autorevolezza all’intera opera.

Ma, se i racconti dei vari soldati sono affascinanti, ipnotici, i dialoghi tra Maria Bergamas e lo spettro di turno sono artificiosi, esagerati: nel tentativo di commuovere, l’autore eccede con il sentimentalismo.

L’ultimo capitolo, viceversa, è un resoconto pulito, sobrio, commovente del viaggio del Milite da Aquileia a Roma. Bubola fa un passo indietro, e lascia che il lettore, reduce da undici racconti di morte e tristezza, si immerga nello spirito del tempo, provi le sensazioni della folla, faccia parte dei cortei silenziosi che accolgono il treno in tutta Italia.

La Ballata senza nome di Bubola è un tentativo riuscito di coniugare Storia e fantasia, realtà e sovrannaturale, che non ha bisognodi retorica né di grandi concetti astratti per colpire e commuovere il lettore.

(Sonia Aggio)

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