Un giorno, tutto questo. Lo slogan del Salone Internazionale del Libro di Torino, quest’anno, suona un po’ come una promessa sospesa: ognuno può completare la frase come preferisce e caricarla di un diverso significato, lasciandosi ispirare dalla bellissima illustrazione di Manuel Fior.
Per me, questo slogan descrive perfettamente l’improvvisa esplosione di confusione e vitalità che ormai da sei anni il Salone porta nella mia vita, puntuale ad ogni maggio. Un giorno, quasi cogliendomi alla sprovvista, tutto questo mi si materializza davanti: gli stand conosciuti, quelli da scoprire, le scolaresche accampate a pranzare davanti ai padiglioni, i miei autori preferiti che passeggiano mischiati tra la gente comune, la mappa che non ho mai imparato a leggere per bene.
Poco importa che le file per i controlli di sicurezza siano ogni anno più lunghe e quindi il tempo per prepararsi all’impatto sempre maggiore: il momento in cui il Salone si srotola davanti ai miei occhi e devo decidere dove andare come prima cosa sarà sempre nuovo e familiare allo stesso tempo.
Quest’anno l’esperienza è stata particolarmente ricca: di acquisti, incontri e stimoli. Durante i tre giorni passati al Lingotto – giovedì 10, venerdì 11 e sabato 12, con un certo rimpianto per le opportunità perse domenica – abbiamo camminato circa trenta chilometri, incontrato un’incredibile quantità di gente interessante e speso in libri più che per le minime esigenze di sopravvivenza.
Accanto agli stand dei grandi gruppi editoriali, l’anima del Salone sono gli editori indipendenti: banchetti piccoli, a volte nascosti, dove si trovano piccole perle letterarie e qualche extra non convenzionale per accompagnare la lettura, come i liquori offerti da NEO. e i fiammiferi con il logo di Racconti Edizioni.
Una piacevole scoperta è stata Gianfranco di Fiore, già candidato al Premio Strega 2018, che abbiamo conosciuto quasi per caso presso lo stand del suo editore 66thand2nd. Persona umile e simpatica, nonché autore molto interessante e originale, come è emerso dall’incontro tra lui e Marcello Fois venerdì pomeriggio al Caffè Letterario, per la presentazione del suo romanzo Quando sarai nel vento. L’opera s’è rivelata, nel dialogo tra i due scrittori, peculiare, caparbia, in controtendenza, caratterizzata da uno stile molto particolare.

Il Salone ha offerto opportunità entusiasmanti anche sul fronte internazionale: quest’anno il Paese ospite è la Francia e abbiamo assaggiato una parte del Maggio francese alla presentazione di L’uomo dei boschi, l’ultimo libro di Pierric Bailly edito da Edizioni Clichy. L’autore ha dialogato con Marco Missiroli di verità ed emozioni e del coraggio di raccontarle e dopo la presentazione abbiamo avuto occasione di continuare a chiacchierare con l’autore: il risultato sarà presto pubblicato.

Tra sabato 12 e domenica 13 hanno avuto luogo le presentazioni dei libri finalisti al Premio Strega Europeo: siamo riusciti a partecipare all’incontro con Lize Spit, che ha parlato con Nadia Terranova del suo Si scioglie nello Spazio Internazionale. Per avere un’idea di quanto il libro mi fosse piaciuto e quindi dell’entusiasmo con cui mi sono approcciata all’incontro potete leggere la mia recensione. Le mie aspettative non sono state deluse: Lize Spit, giovane, gioviale e acuta, ha avvinto il pubblico con il racconto della genesi del romanzo e un’interessante discussione sui temi toccati: la sessualità spinta all’estremo, la solitudine, l’atmosfera opprimente della periferia. La Spit si è soffermata anche sul suo processo creativo, su come studiare sceneggiatura le ha insegnato ad essere una scrittrice visiva e su come scrivere sia per lei un modo per trasformare qualcosa di triste in qualcosa di utile, perché una cosa utile è sempre meglio di una cosa triste, e non potremmo essere più d’accordo.

Oltre alle scoperte di autori e voci contemporanee, il Salone del Libro è anche il luogo perfetto per riscoprire i grandi classici: per questo scopo lo spazio perfetto è Festa Mobile, la programmazione a tema della Sala Filadelfia, pensata per promuovere il piacere della lettura tramite letture e lezioni magistrali in cui i lettori possano lasciarsi raccontare da voci esperte i loro libri preferiti.
È qui che giovedì 10 abbiamo ascoltato Marco Rossari e Giordano Meacci chiacchierare riguardo Malcom Lowry e il suo capolavoro Sotto il vulcano, recentemente tradotto dal primo e riedito da Feltrinelli. Dopo un incontro emozionante e appassionato abbiamo fatto qualche domanda a Rossari riguardo il suo lavoro di traduzione e presto potrete leggerne di più qui sul Rifugio.
Sempre nell’ambito di Festa Mobile, sabato sono riuscita ad assistere alla lectio magistralis di Nadia Fusini su Al faro di Virginia Woolf, trovandomi per puro caso nel punto giusto di una fila chilometrica. Per chiunque ami quest’opera si è trattato di quaranta minuti di puro piacere letterario: cosa può essere più bello che farsi raccontare il proprio libro preferito da chi lo ha tradotto, studiato e amato quanto te? Nadia Fusini ha illuminato aspetti dell’opera che sfuggono ad una prima lettura come l’aspetto autobiografico e il suo carattere elegiaco. Al termine non si può che convincersi che la scrittura è davvero un colloquio con i fantasmi, un continuo scambio tra morte e vita.
Alla memoria di una grande scrittrice è stato dedicato anche l’incontro con Sandra Petrignani al Caffè Letterario, venerdì 12. In occasione della pubblicazione della sua biografia La corsara. Ritratto di Natalia Ginzburg, finalista al Premio Strega, l’autrice ha parlato del suo rapporto personale con la scrittrice e del processo che ha portato l’opera alla sua forma finale, affiancata da Malcom Einaudi e da Annalena Benini. In un’ora di piacevole chiacchierata, il sapore dell’opera ha pervaso chiaramente l’uditorio: così come in Lessico famigliare Natalia Ginzburg ha staccato dalle pareti i quadri intoccabili dei grandi della sua famiglia e li ha resi vicini, famigliari, Sandra Petrignani ha reso la grande scrittrice umana e tangibile e in questo modo ancora più ammirevole.
Le ultime immagini che ho del Salone 2018 sono quelle del mare inarrestabile di gente che lo affollava sabato pomeriggio e che dovevo necessariamente attraversare, nonostante lo stordimento, la stanchezza e il considerevole carico di libri, per raggiungere l’uscita. Ma perché un essere umano dovrebbe volontariamente mischiarsi a questa bolgia?, non ho potuto evitare di chiedermi ad un certo punto. La risposta è arrivata subito: perché è una bolgia viva, è passione e partecipazione, e non si può semplicemente decidere di starne fuori.
Voce narrante di Loreta Minutilli
Incursioni di Giuseppe Rizzi
Ps: questo il nostro bottino finale
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