Dalla carta alla carne: il vibrante ritratto della “corsara” Ginzburg

La corsara, Sandra Petrignani
(Neri Pozza, 2018)

Tra i finalisti del Premio Strega, La corsara di Sandra Petrignani si pone in una posizione appartata, risalta rispetto agli altri poiché non si tratta di un romanzo propriamente detto. La Petrignani, già autrice di Marguerite (una biografia romanzata di Marguerite Duras), si dedica ancora una volta a ricostruire la vita di una delle più grandi scrittrici del Novecento: Natalia Ginzburg.

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La vita di Natalia Levi, pur palermitana di nascita, si svolge in massima parte tra Torino e Roma. Legata alle maggiori personalità dell’epoca, da Elsa Morante ad Adriano Olivetti, da Giulio Einaudi a Italo Calvino, la scrittrice (nota ai più con il cognome del primo marito, l’antifascista ebreo Leone Ginzburg, morto in carcere nel 1944) ha scritto romanzi, racconti, poesie, ha curato rubriche sui maggiori quotidiani italiani, è stata parlamentare e collaboratrice dell’Einaudi.

La Petrignani non ha scritto una semplice biografia, d’altronde non sono presenti note e il linguaggio non è accademico né scientifico. Si tratta di un’opera ibrida, un dossier in cui si mescolano critica letteraria, ricerca storica, ricordi personali (l’autrice ha conosciuto personalmente Natalia Ginzburg) e testimonianze orali.
Elementi differenti sono abbinati, alternati e intrecciati sulla pagina, ed emerge la solidità della preparazione della Petrignani, la familiarità con la materia trattata.
La lunghezza del romanzo (464 pagine) potrebbe scoraggiare il lettore, ma lo stile è scorrevole e avvincente, e fa del libro un vero e proprio page-turner.

Proprio la quantità e la varietà delle fonti utilizzate dall’autrice fa sì che la narrazione si stacchi da Natalia in sé per descrivere i caratteri e le vicende degli individui che con lei interagiscono. Conosciamo così non soltanto i genitori e i fratelli della protagonista, ma assistiamo alla sfilata di un numero di personalità più o meno famose (Rita Levi Montalcini, Eugenio Montale oppure Umberto Saba), che compongono un microcosmo sorprendente e perfettamente organizzato. Si può dire, dunque, che La corsara non racconta solamente la vita della Ginzburg. È la ricostruzione, il ritratto di un’intera epoca, ma al tempo stesso si avverte una sintonia che fa sì che non si perda mai il contatto con la Ginzburg.

L’originalità dell’approccio dell’autrice si evince anche dal trattamento riservato alla produzione letteraria della Ginzburg: le sue opere, da Lessico famigliare a Caro Michele, sono considerate mezzi per analizzare il carattere dell’autrice. L’obiettivo primario è comprenderne gli stati d’animo, “indagare la verità”. Le caratteristiche formali sono secondarie, la centralità sta nel messaggio. È evidente il punto di vista dell’autrice: occorre conoscere la donna Natalia Ginzburg, perciò la sua vita privata è più importante della sua opera.

L’immagine che emerge è quella di una donna dai molti pregi, una figura umana e artistica eccezionale nel panorama del Novecento italiano, anche se in alcuni brani – specie quelli dedicati al teatro – si ha l’impressione che Petrignani si irrigidisca in una difesa ostinata della Ginzburg rispetto ai suoi detrattori.
Ciò nonostante, non si può non apprezzare la serietà e la passione con cui la ricerca è stata condotta. La corsara è un’opera affascinante, in cui l’eccezionalità della materia trattata si combina con l’abilità dell’autrice nel far rivivere Natalia Ginzburg, nel farla sentire vicina, di carne.

Sonia Aggio

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