Non muoiono mai, Francesco Spiedo
(Fandango Libri, 2022)
È sempre più incalzante sulla scena letteraria contemporanea l’avanzata di opere che hanno al centro il dramma di avere tra i venti e i trent’anni in una società che non offre ai giovani nessuna speranza di futuro sicuro eppure li obbliga ad aspirare alla stabilità e alla prosperità che hanno caratterizzato le vite dei loro genitori.
La nuova generazioni di scrittori sembrerebbe intenzionata a portare questo conflitto al centro del dibattito letterario, mettendo in azione personaggi persi in metropoli opprimenti o sospesi sulla soglia di scelte più o meno obbligate: pensiamo, tra i romanzi di cui ci siamo occupati recentemente in questo spazio, a Sono fame di Natalia Guerrieri o a Corpomatto di Cristina Venneri.
Francesco Spiedo, un autore ben noto a chi segue legge la nostra rivista, si è inserito in questo filone narrativo già con il suo romanzo d’esordio, Stiamo abbastanza bene, e torna sul tema con la sua nuova opera, Non muoiono mai, in libreria per Fandango Libri.
I tre protagonisti del romanzo hanno tra i venticinque e i trent’anni, sono cugini ma non si vedono da molto tempo e scelgono più o meno indipendentemente di passare una torrida estate a Palma Campania, nella casa di campagna della loro infanzia dove la nonna novantenne vive sola con la badante. Per primo arriva Enrico, moderatore di contenuti social che si installa dalla nonna con l’obiettivo conclamato di avanzare pretese sulla casa non appena ne diventerà erede. Poi è il turno di Margherita, che si è trasferita a Parigi a meno di vent’anni e da allora ha interrotto quasi tutti i contatti con il resto della famiglia. Infine li raggiunge Pasquale, neolaureato in Agraria, un futuro incerto da costruire e nessuna idea su come cominciare.
Il racconto di questa imprevista riunione famigliare si svolge a voci alterne, con un registro narrativo che cambia di capitolo in capitolo: il cinismo ostentato di Enrico si intervalla al tono decisamente più cupo e introspettivo di Margherita; a mediare tra i due c’è il ritmo riflessivo di Pasquale, il narratore più onesto e lineare dei tre. Tra ostilità e momenti di vicinanza, le angosce dei tre giovani e i reali motivi che li hanno spinti a Palma Campania si svelano gradualmente: quando la società ci chiede di essere performanti in ogni aspetto della vita, il segreto è un mezzo di sopravvivenza per non perdere sé stessi. Crearsi una finta vita sui social, nascondersi dietro una facciata di indifferenza, rendersi irreperibili agli amici in vacanza sono strategie necessarie a proteggere la propria fragilità in un mondo che non è disposto ad accoglierla e ammetterne l’esistenza. I cugini si giudicano a vicenda per paura di essere giudicati e faticano a confrontarsi apertamente perché l’altro è un potenziale avversario e per affrontarlo bisogna sapere come proteggersi.
La nonna si aggira tra le angosce e i segreti dei nipoti rilasciando improvvisate ed estemporanee dichiarazioni dal tono profetico, che portano i ragazzi ad associarla ad un oracolo. Com’è tipico delle persone affette da demenza senile, l’anziana donna viaggia tra stati di lucidità e momenti in cui la sua memoria e la sua capacità di orientarsi nel mondo cedono del tutto. E, come tutti coloro che hanno assistito una persona in questa condizione, i ragazzi non riescono a scacciare un dubbio, a stento esorcizzato dalla messinscena dell’oracolo: la nonna sta davvero perdendo il controllo del proprio cervello o è più presente di quel che vuole far credere e utilizza i momenti di vuoto per manipolare tutti a suo piacimento?
La figura ambigua della nonna acquista consistenza attraverso il racconto della sua giovinezza vissuta alla fine della Seconda Guerra Mondiale. Se i protagonisti manifestano un forte conflitto con le figure genitoriali, in particolare con quelle dei padri – inconsistenti nel migliore dei casi, controllanti e abusivi nel peggiore, in ogni caso colpevoli di aver guadagnato un posto nel mondo senza nessuno sforzo a spese dei figli, sui quali ricadono solo aspettative e nessun privilegio – , questo scontro generazionale non coinvolge mai la nonna, che rimane sospesa al di sopra dei problemi della sua famiglia, e la cui storia è più vicina a quelle dei suoi nipoti di quanto potrebbe sembrare.
Enrico, Margherita e Pasquale si sentono impotenti riguardo il loro futuro e non riescono ad agire per influenzarlo positivamente. Allo stesso modo, la vita della nonna è stata segnata da scelte obbligate rispetto alle quali lei si posiziona più come una vittima che come una persona privilegiata, nonostante lo stile di vita agiato e le proprietà che ha ereditato dal defunto marito. L’anziana donna diventa così il tramite per trasformare la paura dell’altro in un desiderio di cura: curiosamente, è solo grazie all’immersione nel passato che i ragazzi riescono a recuperare uno sguardo ottimista verso il futuro.
Nonostante i temi che emergono nella vicenda siano tutt’altro che rasserenanti, la narrazione si mantiene leggera grazie ad un sapiente uso dell’ironia, un tema che Spiedo affronta anche nella rubrica Gli Ironici sulla rivista Limina. In questo romanzo la comicità passa attraverso la lingua, ma è anche uno strumento per planare sul presente con distacco: di conseguenza il ritratto che emerge dei giovani è quello di una generazione che non ha bisogno di essere compatita e che possiede le risorse per affrontare l’incrementato numero di ostacoli sul proprio percorso.
Loreta Minutilli
In copertina: Photo by Peter Herrmann on Unsplash